Alfredo è un ragazzone alto un metro settanta e passa, lo conosco da quando era un bambino. Era veramente tremendo ed era capace di litigare con chiunque, un mosca bianca. Non ho mai capito che lavoro fa di preciso, sta nel Mondo delle ristrutturazioni e nel suo lavoro, mi dicono, non c’è qualcosa che sappia fare in particolare che lo caratterizza, Alfredo a quanto pare riesce a fare tutto o quasi.
Dopo il matrimonio si è trasferito a Frullone con la famiglia, Giuliana la moglie e il nuovo arrivato Lorenzo. Da celibe viveva a Miano poco più giù, nel cuore di un quartiere noto prevalentemente a molti per la cronaca nera.Ogni tanto ci piace fare due chiacchiere e da sempre mi ha mostrato un interesse per il sociale ed una predisposizione ad occuparsi di problemi anche non suoi.
Poco tempo fa in una delle nostre solite chiacchierate mi aveva parlato di un parchetto al Frullone, nei pressi della fermata della metro, che destava in condizioni pietose, fatiscente e abbandonato a se stesso. Spesso meta di tossici che lo usavano come base operativa per i loro viaggi mentali. Nel frattempo aveva iniziato, parlando con i commercianti del posto e spinto dalle loro lamentele, a darsi da fare e ad occuparsi della situazione. Il suo era più che altro un desiderio; desiderava restituire alla comunità qualcosa che ingiustamente, e come spesso accade, le era stato sottratto.
Inizia cosi a parlarne in giro, cosi come fece con me, e trova in Nadia e Giovanni due persone interessate e con il suo stesso scopo. Iniziano cosi, dopo aver studiato la situazione, a fare una colletta fra i commercianti ed ogni uno, a modo proprio, collabora. In realtà i commercianti del posto avevano tentato più volte di fare qualcosa per quel Parchetto, anche coinvolgendo il comitato di quartiere, ma non c’erano mai riusciti.
I ragazzi facendo un po’ di passa parola nel frattempo riescono a coinvolgere anche qualche associazione e qualche gruppo di tifosi, oltre a semplici cittadini mossi dalla passione di fare qualcosa per la comunità. Organizzano un piano di lavori e fissano una data.
L’appuntamento è per sabato 10 gennaio 2015 alle 10 del Mattino.
Ci sono anche io ovviamente, anche se il mio contributo si limiterà a scattare foto e fare qualche domanda.
Quella mattina aveva piovuto e poi smesso ma nell’aria era rimasta umidità, cosa abbastanza insolita per la città, quest’anno l’inverno ha fatto pochi sconti. Quando arrivo trovo una situazione che forse non mi aspettavo: C’erano circa 30 persone o forse qualcuno in più, mazze, pale, pezze, barattoli di vernice e tanta, ma tanta forza di volontà. Il parco era veramente in pessime condizioni, alcuni punti erano diventati grandi pattumiere a celo aperto dove qualche incosciente buttava i rifiuti, c’erano cumuli di foglie ovunque, alcuni altri un metro e tutto era fermo. Fermo e abbandonato.
La gente che in tanto passava da fuori guardava questi giovani, qualcuno a mezze maniche, che con un freddo pressante si davano molto da fare per ripulire quel posto senza chiedere nulla in cambio a nessuno.
Faccio il mio giro, due chiacchiere con Nadia che ci tiene a precisarmi che “ lo scopo non è sostituirci al comune, ma semplicemente dare un segnale ai cittadini. Se ogni uno di noi fa qualcosa per la nostra città non possiamo che migliorala. Cominciamo col ridare vita ai luoghi pubblici abbandonati.” , e con Giovanni che invece mi fa notare che rivitalizzare questi luoghi e magari portare eventi o dare semplicemente la possibilità ad un cittadino di sedersi e leggere un libro, in pace, sarebbe un passo verso la smilitarizzazione di quartieri del genere. E la solidarietà, Giovanni la mette davanti a tutto ed io non posso che essere d’accordo con lui.
Finisco le mie domande, faccio gli ultimi scatti saluto qualche amico, abbraccio Alfredo e torno al mio studio.
Ripasso qualche giorno dopo e trovo un posto nuovo, pulito e in movimento.
Questi ragazzi mi hanno fatto molto riflettere; Alfredo lavora tutta la settimana e quel sabato mattina sarebbe potuto restare al caldo a giocare a letto con Lorenzino e con Giuliana, se lo meritava. Ma Alfredo ha pensato che sarebbe stato più importante fare qualcosa per restituire un posto dove correre e giocare nelle mattine di Primavera a suo figlio, e a tutti i figli della sua città.
Aung San Suu Kiy, premio Nobel per la pace, dice “L’autentica rivoluzione è quella dello spirito.”.Lo spirito di Alfredo.