“Dopo vado in piazza , il vigile m’sent sta’ vot’.Se poi mi risponde male vedi che lo paccareo davanti a tutti! quand’ è o mument bisogna pure andare carcerat’.”
Mimi’ è incazzato, sempre incazzato. Un misto tra il “Machete Cortez” del Messicano Denny Trejo e il cattivissimo”Ciuffo Bianco” dei Gremlins, e tra le tante cose a Cetara vende anche i giornali.Nel suo piccolo bazar c’è di tutto, dalle creme abbronzanti al mango ai salvagente a forma di Oca,dai leggendari palloni Super Santos alle freccette per il tiro a segno (con il tiro a segno ovviamente).Pacchi di gratta e vinci e lettini gonfiabili per ogni evenienza.
Un ordinato disordine al pari della più affollata Casbah Nord Africana.
Minuscolo il paese, ci si arriva anche facilmente: il tempo di imboccare da Vietri la statale per la costiera, continuare per cinque kilometri verso Amafli e finire nell’ unica stradina che in picchiata porta alla piazza principale, e da li con due passi direttamente dalla spiaggia al mare.Tutto sistemato con gusto, la strada è stretta ma pulita, alcune transenne separano con criterio la zona trafficata da quella pedonale.Il caffè all’angolo serve tutto il giorno pasticcini caldi e bevande fredde, un po’ più sopra la frutta, per quanto è buona, si vende da sola. Su richiesta,con un minimo investimento, il fruttivendolo taglia ,sciacqua e impacchetta. Appena a sinistra della spiaggia in un “cuoppo” di carta ruvida giallo senape servono alici fritte,gamberi e calamari.E sul pontile con i pescatori di ritorno, la mattina dopo le dieci e con un po di fortuna, si fanno affari veri.
Tranne poi qualche raro caso di improvvisata animazione, o uno dei pochi concerti stagionali e piuttosto stagionati, la tranquillità e un ragionevole silenzio fanno da sfondo alle poche decine di palazzi, che tra i tanti colori dal mare salgono fino a dove le rocce sbarrano definitivamente la strada a mattoni,cemento e ingegno umano.
Per strada di marmocchi ne girano a decine.Sembra d’essere al luna park.Su cento persone sessanta avranno meno di dieci anni.A guardarli bene sembra di tornare indietro nel tempo:due o tre gruppetti di ragazzini per strada, un pallone rattoppato, due porte fatte di stracci, e scalzi fino a sera a tirare e palleggiare.Può sembrare strano, per carità, ma qua i bambini sembrano perfino liberi di giocare.
Lì al Bazar, sempre più incazzato, Mimì continua a borbottare.
Che poi per Amalfi una mattina in pullman ci sono pure (controvoglia) dovuto andare.Sedici kilometri verso Napoli ,in piedi per un bel tratto, un’ ora e mezza andare e quasi due a tornare. Che se non fosse stato per le curve estreme su picchi di roccia alti decine di metri,un insopportabile odore di sapone invisibile ed il mio cattivo umore, sarebbe stata pure una bella passeggiata. Nell’antica cittadina, che una volta fu potenza militare tra le più temute del mediterraneo( quando di mare si conosceva solo quello ), la musica cambia: il tempo si guasta, la gente aumenta, gli spazi diminuiscono.In giro ad ogni angolo negozietti di souvenir cinesi travestiti da ceramiche amalfitane. Un’ anziana ed elegante signora Costierana dall’ aria stanca, resta seduta sulle scale del Duomo.Guardava intorno e, ovunque intorno, turisti bruciati dal sole e sudati alle mani, autoscattavano foto a finti baci di dubbio gusto,aspettando l’insperata idea che li potesse ispirare.
“Ma l’estate non era tempo per riposare?” pensava la signora Costierana , o almeno a me cosi piace immaginare.E dunque Mimi’ proviamo a rilassarci che la vita dalle tue parti non è poi cosi male.
Cetara Agosto 2016
Giuseppe Di Vaio